lunedì 29 giugno 2009

Libero Arbitrio - Parte I

Liberi o predestinati?
Insita nell'uomo vi è la certezza della volontà di voler compiere le proprie scelte.
Io adesso ho voluto aprire il mio editor di testo, ho voluto scrivere queste riflessioni e ho voluto pubblicarle, è una decisione mia presa per il puro volere di prenderla. Ma quanto si può essere sicuri che ciò che facciamo è davvero frutto di una astrazione mentale indipendente dal mondo esterno, dal nostro passato e dal nostro essere?

Determinismo o libero arbitrio?. Il mondo vede contrapporsi due filoni di pensiero che prendono in esame i fattori (per chi suppone esistano) che determinano in ognuno le scelte quotidiane. Una prima corrente è il cosiddetto libero arbitrio, che presuppone l'inesistenza di tali fattori e implica il nulla quale scatenante di qualsivoglia comportamento o decisione (praticamente ciò che si fa è ciò che si vuole, e fare A invece di B è una scelta che non dipende da nulla). L'altro estremo è invece il determinismo, modellizzazione del comportamento umano che prevede la derivazione di qualsiasi decisione o atto intrapreso da cause ben precise, le quali cause, potendole ricreare in maniera precisa, produrrebbero in qualsiasi caso gli stessi effetti (decisioni); la mente è praticamente paragonata ad un computer.
La prima ipotesi è quella più diffusa nell'immaginario collettivo, in quanto la natura ci ha donato di coscienza, destinando la nostra mente a convincersi dell'assoluta indipendenza delle nostre decisioni.
Le neuroscienze stanno attualmente cercando di far luce in questa ancora oscura branca delle conoscenze mediche, ma i piccoli progressi hanno già sfatato l'ipotesi primaria, o per lo meno per come la conosciamo noi.

Everybody is(n't) free. Sono stati condotti vari esperimenti volti alla comprensione dei fattori scatenanti una data scelta, esperimenti effettuati soprattutto grazie allo sviluppo della tecnologia della risonanza magnetica, la quale permette il monitoraggio (in tempo reale) delle aree celebrali attive.
I primi studi in questo campo* arrivano nel 1965, quando il premio Nobel Benjamin Libet scopre che le aree cerebrali addette al movimento muscolare si attivano circa 3 decimi di secondo prima che la coscienza prende atto della volontà di muovere un dato muscolo. Questo importante risultato è il primo forte colpo per la teoria del libero arbitrio, dimostra infatti come una data decisione venga presa prima di essere coscienti di volerla prendere. Successivi studi non fanno che confermare questa ipotesi. Nel 2008, John-Dylan Haynes chiese a 14 volontari (mentre questi guardavano alcune lettere scorrere su uno schermo) di scegliere quale di due pulsanti premere, posizionati un primo vicino alla mano destra ed un secondo vicino alla sinistra, mentre le attività cerebrali venivano monitorate con la risonanza magnetica funzionale. I risultati furono strabilianti: si scoprì infatti che la corteccia prefrontale (area implicata nella progettazione) si attivava mediamente ben 7 secondi prima che i volontari si rendessero conto (consciamente) di voler premere un dato pulsante; e gli scenziati, grazie ai dati delle risonanze, erano capaci di predirre (con un attendibilità del 60%) quale bottone sarebbe stato premuto dal volontario in analisi. Colpo finale e mortale per il libero arbitrio.
Le conclusioni dell'esperimento (e di molti altri effettuati successivamente) sono estremamente importanti e rivoluzionarie per il nostro modo di concepire la coscienza. Se ne deduce, infatti, che la coscienza non è l'organo preposto a prendere le decisioni, ma queste ultime vengono effettuate dal cervello inconsciamente, ed una volta pronte vengono "consegnate" alla coscienza che se ne appropria, convincendosi (quindi convincendoci) che sono frutto di una decisione consapevole e basata sul nulla.

Dimmi da dove vieni e ti dirò chi sei. I figli dei mafiosi sono spesso mafiosi. I figli dei cristiani sono spesso cristiani. In generale, la vita di un individuo è comparabile (con buona approssimazione) con la vita della famiglia in cui è vissuto (o più propriamente, è grossolanamente prevedibile analizzandone le condizioni di vita infantili). Questo viene sperimentato quotidianamente, e non solo nell'uomo: anche nei topi. Moshe Szyf ha studiato il comportamento dei ratti in relazione alle cure materne ricevute: i topi che ricevevano molta cura da parte della madre diventavano da adulti siù sereni e sicuri, mentre quelli trascurati diventavano paurosi e insicuri. E non solo, chi non riceveva cure sufficienti dalla madre a sua volta diventava una madre che trascurava i propri figli, il quali trascuravano i propri figli ecc.
Il comportamento, quindi, non è indipendente dalla propria infanzia, e c'è una motivazione ben precisa per questo**.
Se ne deduce che le decisioni non sono prese indipendentemente dal contesto, ma dipendono in generale dalla persona e dal suo passato (con tutti i meccanismi mentali che quest'ultimo ha provocato), ed è quindi impossibile affermare che chiunque può prendere una data scelta in maniera indipendente.
Esempio banale (un pò Freudiano, ma aiuta a capire): io da piccolo ho sofferto per un mal di pancia dovuto ai peperoni, la mia mente crea (quindi) degli schemi mentali atti a prevenire questo mal di pancia; se io ed un altra persona dobbiamo comprare dei peperoni, partiremo dalle stesse basi mentali nel compiere questa scelta? Inoltre se il libero arbitrio, e quindi l'indipendenza di scelta dal contesto, esistesse dovremmo compiere tutti le stesse scelte! Infatti, il libero arbitrio elimina i fattori che ci rendono differenti ponendoci tutti sullo stesso piano di scelta, quindi ognuno dovrebbe fare sempre la stessa scelta (la più conveniente) in quanto esiste l'istinto di autoconservazione. Direte, ma magari ognuno ha un istinto di autoconservazione diverso, ma allora non saremmo tutti sullo stesso piano quando dobbiamo compiere la stessa scelta, quindi non sarebbe libero arbitrio! Ergo, il libero arbitrio non esiste.


E' interessante valutare le ripercussioni sulle responsabilità delle proprie azioni, nonchè sulle concezioni religiose, cui porta l'inesistenza del libero arbitrio. Questi interrogativi verranno analizzati nella seconda parte


*Fonte Focus N°201
**L'ippocampo è la regione del cervello predisposta allo stress. Normalmente, in quest'area, vi sono dei recettori proteici dell'ormone dello stress che permettono un comportamento adeguato in risposta a questo ormone, e ne smorzano la produzione. Nei ratti trascurati tali serrature erano poche ed inefficienti, e di conseguenza imponevano all'individuo una risposta comportamentale inadeguata in situazioni di stress, ed inoltre non bloccavano la produzione dell'ormone, creando nel soggetto una situazione di ansia perpetua. Le esperienze di vita infantili, quindi, sono responsabili del comportamento da adulti in quanto modificano l'espressione genica (fenotipo) dell'individuo.
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